Maria Gaetana Agnesi, voce delle donne nella collezione Viganò
Le pagine del catalogo della Biblioteca di Scienze Carlo Viganò sono ricche di nomi di grandi personaggi, ma uno attira l’attenzione. Non solo perché fa parte dei grandi nomi della scienza, ma soprattutto perché è un nome femminile: Maria Gaetana Agnesi.
La vita di questa matematica è particolare ed affascinante non solo per la sua storia personale, ma anche perché è riuscita ad affermarsi in un mondo, all’epoca, ad uso quasi esclusivo degli uomini. Nasce nel 1718 da una ricca famiglia Milanese, prima di 21 fratelli. Sin da piccola Maria Gaetana spicca per la sua intelligenza prodigiosa. Prima dei sei anni parla italiano e francese. L’ambizioso padre, che nel frattempo è diventato professore di matematica all’Università di Bologna e che l’ha sempre sostenuta nei suoi studi, abbandonando il commercio, decide di investire sull’educazione della figlia e arruola famosi precettori per seguirla. Iniziano presto le visite di uomini illustri e studiosi nel salotto di via del Pantano, dove Maria Gaetana, all’età di nove anni, impressiona gli invitati con un discorso di un’ora in latino in cui esprime il diritto delle donne all’educazione. Non mancano poi, nella sua sete di conoscenza, le ricerche filosofiche, che era solita esporre agli invitati, come una sorta di bollettino dei progressi di studio. Nasce così una raccolta di scritti e di tesi che verranno pubblicati, nel 1738, nella raccolta Propositiones Philosophicae (Viganò FA 7 B 183).

Ciò che colpisce ulteriormente nella storia di Maria Gaetana è la sua capacità di essere una studiosa infaticabile, ma anche una giovane sorella maggiore attenta alla famiglia e con una spiccata sensibilità. Per avvicinare i fratelli allo studio inizia a scrivere, verso i 20 anni, il suo testo più famoso, Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana (fig. 1), dedicato all’imperatrice Maria Teresa. Il volume, edito nel 1748, è presente nella collezione Viganò (Viganò FA B 224/1-2). L’opera, in due tomi, si rivolge ai principianti della matematica ed espone, con un linguaggio semplice e chiaro, i principi base dell’algebra, della geometria analitica e del calcolo.
Dopo la pubblicazione del fortunato volume, Maria Gaetana diventa una figura molto rilevante nel panorama scientifico, riceve i complimenti dell’Accademia Reale di Francia, l’Imperatrice d’ Austria e Papa Benedetto XIV la ricoprono di doni preziosi e Carlo Goldoni le dedica un sonetto. Nello stesso periodo analizza una curva che prende il suo nome: la versiera di Agnesi. Il nome versiera, da lei stessa usato nel 1748, deriva dal latino vertere, “girare”, ma è anche un’abbreviazione di avversiera, “moglie del diavolo“. Il traduttore del testo in inglese scambia erroneamente versiera con strega. Ancora oggi la curva è nota come “la strega di Agnesi” nei Paesi anglosassoni e spagnoli.

Nel 1775 viene pubblicato a Parigi il Traités élémentaires de calcul différentiel et de calcul intégral , tradotto in francese (fig. 2) (Viganò FA 7 C 100).
Tutto questo successo, sia in ambito scientifico che mondano, non si addice alla personalità di Maria Gaetana. La sua vera essenza schiva, umile e timida, la spinge verso gli studi di teologia e verso una ricerca spirituale profonda. Alla morte del padre, Benedetto XIV le offre ufficialmente la cattedra del genitore all’ Università di Bologna. Ma Maria Gaetana può finalmente seguire il suo cuore. Rifiuta e si ritira dalla vita pubblica, dedicandosi alla filantropia e alla teologia. Casa Agnesi diventa un rifugio per inferme. Per aprire un piccolo ospedale vende tutti i suoi averi e cerca donatori. Finalmente, il principe Trivulzi, nel 1771, l’aiuta ad aprire a Milano il Pio Albergo Trivulzio di cui diventa direttrice. Nel 1783 si trasferisce al Pio Albergo, continuando a studiare teologia e divenendo un’esperta nel settore. E così, seguendo la sua vera vocazione, vive e lavora al Trivulzio per ventisei anni fino alla sua morte, il 9 gennaio 1799.
La figura di Agnesi, alla quale l’Università Cattolica nella sede di Brescia ha dedicato un’aula in via Trieste, esprime la sua modernità di donna e di intellettuale, non solo nell’affermazione dell’intelligenza e della cultura, ma soprattutto nella tenacia e nella lucidità con cui persegue un ideale di vita indipendente, ma in costante, costruttivo rapporto con il prossimo.
Valentina Garagnani