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Gli “Autografi” di Carlo Viganò

Il fondo “Autografi Viganò” conservato in 130 cartelle organizzate alfabeticamente raccoglie le firme di esponenti delle discipline scientifiche-matematiche del periodo compreso tra il  ‘500 e l’800, i cui autori spesso figurano tra i volumi della Biblioteca.

Uno sguardo complementare che offre un’inedita visione della collezione e della politica di acquisizioni di Carlo Viganò, attraverso le aste e i mercati antiquari, e di un genere fiorito a partire dalla fine del Settecento. Si tratta di lettere, carteggi, cartoline, foglietti scritti a mano, prevalentemente ottocenteschi, attraverso cui riemergono le testimonianze di matematici, fisici, meteorologi, astronomi, agronomi, esploratori ma anche medici, tra cui lo storico della medicina Francesco Puccinotti (1794-1872) – consulente bibliografico per la sezione medica della imponente biblioteca del conte Monaldo Leopardi a Recanati – e il celebre psichiatra e criminologo Cesare Lombroso (1835-1909). 

A questi si aggiunga il gesuita tedesco Franz Ehrle (1845-1934), che come Prefetto della Biblioteca Vaticana fece pervenire ad Antonio Favaro la trascrizione autografa, ma priva di data, dei Decreta del processo galileiano (vol. 1638, f. 188v: Feria V, die XXV novembris MDCXXXVIII), poi stampata nel 1907. 

L’autografo più antico risale al 1595 ed è una lettera dell’ingegnere idraulico perugino Pompilio Eusebi, noto per il suo irrealizzabile progetto, approvato dal papa Pio V nel 1589, della canalizzazione navigabile dell’Aniene da Tivoli a Roma. Il nucleo centrale è rappresentato dal corpus di autografi correlati alla figura di Galileo Galilei (1564-1642), a partire dalla lettera scritta dall’ultimo biografo e primo editore delle sue opere, Vincenzo Viviani (1622-1703) sino agli editori successivi: Eugenio Alberi (1807-1878), il padovano Antonio Favaro (1847-1922), l’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio milanese di Brera e collaboratore dell’Edizione Nazionale,  sul cui autografo è riportata a matita anche la quotazione di vendita sul mercato antiquario. 

Il fondo “Autografi” ben restituisce il nuovo clima di fervore scientifico e tecnologico alimentato dal patriottismo risorgimentale e post-unitario e l’intersezione di nuove discipline –  sismologia,  meteorologia, astronomia – con la testimonianza di lettere del barnabita Antonio Denza (1834-1894), fondatore dell’Osservatorio astronomico di Moncalieri e della Specola Vaticana, in contatto epistolare con l’astronomo e sismologo Alessandro Serpieri (1823-1885); significativi altresì i carteggi dell’esploratore valdostano Jules Brocherel (1871-1954) e del geologo e paleontologo spezzino Giovanni Capellini (1833-1922), entrambi al seguito delle spedizioni in Asia Centrale del principe Scipione Borghese agli inizi del Novecento.

Autografo Giovanni Aldini

Tra i singoli autografi si impongono le personalità del fisico Giovanni Aldini (1762-1834), nipote di Luigi Galvani e suo continuatore negli studi sulle applicazioni mediche e civili dell’elettricità, o del poligrafo Carlo Amoretti (1741-1816), dottore presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano ed esponente della Società Patriottica, sorta nel 1776 per promuovere «l’agricoltura, le buone arti e le manifatture» secondo le tecnologie allora innovative.

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