La “Signora in rosso”: le tavole della Loggia di Brescia di Tommaso Castellini (1862)
La biblioteca “Ottorino Marcolini” della sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha recentemente acquistato, sul mercato antiquario, un bel volume che riguarda l’architettura del Palazzo della Loggia di Brescia, ovvero Il palazzo municipale di Brescia: architettura di Tommaso Formentone da Vicenza eseguita con marmi Botticino e Degagna provincia bresciana, disegnata ed incisa da Tommaso Castellini, stampato a Brescia dalla Tipolitografia Filippini nel 1862. Si tratta di un’opera straordinaria che analizza l’architettura del palazzo comunale della città di Brescia, ricostruendone brevemente anche la storia; è corredato da 52 tavole incise dal pittore Tommaso Castellini in inchiostro rosso e da una bella fotografia d’epoca.


Una prima richiesta di effettuare dei rilievi del palazzo municipale di Brescia, al fine di pubblicarne delle tavole incise, fu presentata da Tommaso Castellini all’amministrazione comunale già nel 1828 e fu poi inoltrata nuovamente nel 1837. Benché il valore architettonico del monumento che Castellini intendeva riprodurre su tavole fosse evidente sia in Italia che all’estero, il lavoro iniziò solo diversi anni dopo anche grazie all’interessamento di Napoleone III (che nel 1859 aveva visitato la città di Brescia), il quale nel 1861 mandò in città il suo architetto Viette appositamente per rilevare la facciata della Loggia. Castellini in quegli anni aveva già dato il via ai suoi rilievi, ben apprezzati da Giuseppe Zanardelli, che scriveva in una lettera del 29 dicembre 1858 a “Il Crepuscolo”: «Nel complesso poi la moltitudine di siffatti intagli [della Loggia] costituisce una rara raccolta di sculti ornamenti sì da poter servire di prezioso ed inestimabile esempio anche ai contemporanei, e perciò è lodevole il compito assuntosi del nostro concittadino signor Tommaso Castellini, il quale gli copiò fedelmente con diligente fatica».


Il volume reca, incollato nel frontespizio, un bell’ex libris che permette di attestarne il transito dalla collezione dell’industriale e filantropo torinese Ambrogio della Chà (1896-1972), secondo l’esplicita volontà del quale fu donata, nel 1968, all’Accademia delle Scienze di Torino. Il suo augurio era che i libri «radunati in tanti anni di vita in patria» potessero costituire un valido aiuto agli studiosi oltre che rimanere uniti ed essere ben conservati. La raccolta consta di oltre 18.900 volumi e 4.000 opuscoli ed è costituita da incunaboli, cinquecentine, rari cataloghi di librerie antiquarie, libretti d’opera, spartiti e saggistica musicale, trattati di psicanalisi e molto altro.


Diego Cancrini