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Legature e legàmi in Viganò

Tra gli aspetti materiali di un libro antico che maggiormente affascinano l’osservatore, senza ombra di dubbio, vi è la cosiddetta legatura, ovvero l’insieme degli elementi che costituiscono l’”involucro” che tiene uniti i fascicoli cuciti costituenti il volume (piatti, dorso, coperta, ecc.).

Per poter ragionare sulla legatura è bene tenere presente che dall’origine della stampa ai primi decenni del XIX secolo i volumi lasciavano le tipografie in fascicoli sciolti, ovvero senza legatura, o, in altri casi, con una semplice e anonima in cartone semirigido pronta all’uso. Il lavoro del tipografo e quello del legatore erano infatti due mestieri ben distinti e la legatura di un volume rappresentava un passaggio successivo a quello del suo licenziamento tipografico. Ciò non toglie che nei decenni i tipografi si organizzarono per offrire un prodotto più raffinato (e più costoso), assumendo tra i dipendenti legatori di professione che si occupassero del “confezionamento” del prodotto librario. Con queste premesse, come facilmente intuibile, la legatura divenne ben presto occasione per gli acquirenti di mettere in mostra le proprie facoltà economiche, il proprio rango sociale, i propri titoli e i propri gusti e, di conseguenza, rappresenta uno degli elementi che hanno la capacità di conferire prestigio a un volume, aumentandone spesso anche il valore collezionistico e quindi economico. Partendo dai materiali (pergamena, pelle, cuoio, tessuti, cartone, carta ecc.), passando per le tecniche legatorie (olandese, francese, bodoniana ecc.) e giungendo alle decorazioni (intarsi, dorature, incastonature, interventi pittorici o a secco ecc.), le legature spalancano le porte su un universo di gusti e inclinazioni, tra un sobrio e pauperistico utilitarismo e un’estrema ostentazione compiaciuta.

È dunque facile immaginare come la Biblioteca di Storia delle Scienze «Carlo Viganò», con il suo fondo antico composto da quasi 5000 volumi, costituisca un bacino di legature straordinario, dal quale, all’occasione, è possibile pescarne qualcuna di particolare interesse.

Già qualche tempo fa si era presentata l’occasione per scrivere della straordinaria legatura alle armi di Antoine III di Grandmond (1604-1678) che caratterizza l’esemplare FA 6A 596 con Ioannis Keppleri Harmonices Mundi libri V (L’armonia del mondo di Johannes Kepler) pubblicato a Linz nel 1619 da Johann Planck per Gottfried Tampach, per una questione di metaletteratura, inquanto proprio il Duca di Grandmond, che possedette il volume, fu la persona che ispirò il drammaturgo francese Edmond Rostand (1868-1918) nella creazione del personaggio del Comte de Guiche nell’opera Cyrano de Bergerac (1897).

Sulla scia di quella segnalazione, un altro volume conservato in Viganò si mette in bella mostra. Si tratta di una copia della Geografia di Strabone, licenziata dai torchi basiliensi di Heinrich Petri nel 1549. Il volume (FA 5A 1), fresco di restauro, presenta infatti una bella legatura cosiddetta “parlante”, perché in maniera più o meno esplicita rimanda al nome del committente della stessa, possessore del libro. Si tratta di una legatura in cuoio con profili incisi a secco e campiti con pigmento dorato. Al centro dei due piatti compare uno stemma nobiliare, inciso e dorato a sua volta, accompagnato dalla scritta Iacobvus · Malinfantivs · T · seguita dal motto greco ΑΝΩ · ΚΑΙ · ΜΗ · ΚΑΤΩ · (Sopra e mai sotto). Ecco che il volume rivela allora la sua storia, raccontando di essere stato parte della biblioteca del bibliofilo tolosano (ecco a cosa si riferisce la T che segue il nome nello stemma: Tolosanus), Jacques de Malenfant (ca. 1530 – post. 1603), signore di Preyssac, tra i più importanti collezionisti francesi di libri del XVI secolo. Il volume fu acquistato da Malenfant durante il suo soggiorno parigino, poiché all’interno reca un suo ex libris manoscritto con data cronotopica: «Ex Libris Iacobi Malinfantii Tolosani, Lutetia 1566».

Circa una trentina di libri appartenuti a Malenfant sono rintracciabili oggi nelle biblioteche pubbliche e private di tutto il mondo e quasi tutti sono caratterizzati da legature di grande pregio. Alcuni esemplari sono ospitati alla British Library di Londra, altri presso la Biblioteca municipale di Tolosa, presso la Biblioteca Mazarine a Parigi e presso la Biblioteca di Saint-Chamond.

Probabilmente a Parigi Jacques de Malenfant entrò in contatto con altri grandi bibliofili suoi contemporanei, come Jean II Brinon (ca. 1520 – 1555) e Thomas Mahieu (ca. 1520 – ca.1590). Almeno un volume della biblioteca di Brinon, infatti, passò in quella di Malenfant (Aristophanis comoediae novem… Venezia, Aldo Manuzio, 1498 – Cambridge UL , Saint-John College, Ii.1.22.), poiché reca su entrambe le coperte il motto e il monogramma di Brinon ma anche e le iniziali I. M. T. di Malenfant. Stesso discorso vale per un altro volume (Le Miserie de li amanti de Nobile Socio Venezia, Bernardino Vitali, 1533 – Toulouse BM, Mf 1347), appartenuto in precedenza a Mahieu e in seguito a Malenfant.

Diego Cancrini