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I libri di Lino Monchieri in Università Cattolica

Lino Monchieri (1922-2001)

Figura dai molteplici interessi, animatore instancabile dell’antifascismo, della pedagogia e dell’editoria bresciani, Lino Monchieri ha lasciato un segno indelebile nella storia della sua città natale. Tracce di questo intenso vissuto si trovano anche in Università Cattolica, grazie al fondo omonimo da lui donato, e alla costante presenza nel patrimonio del sistema bibliotecario e dei fondi storici.

Giuseppe Evelino Angelo (fig. 1), detto Lino in ricordo di un defunto amico del padre, nasce a Brescia nel 1922; figlio di Pietro, musicista, e di Adalgisa Garatti, casalinga. Si avvicina prematuramente alla letteratura grazie al nonno materno, che lo affascina narrandogli storie popolari ed episodi tratti dalla grande narrativa, raccolti poi anni dopo nel volume I racconti del nonno Pi’ (1990). La lettura, in questo modo, diviene presto uno dei suoi principali interessi, al quale fa inevitabilmente seguito l’amore per la scrittura. Il periodo della giovinezza è ricco di incontri: la salda amicizia con il futuro martire della Resistenza Emiliano Rinaldini, le confidenze con il fidato confessore padre Ottorino Marcolini e la guida dei docenti dell’istituto “Gambara”, tra i quali va ricordata almeno la professoressa Manzi. Sono anche gli anni dell’ascesa del fascismo, durante i quali Lino, convinto pacifista, è sempre più insofferente a un regime che si prefigge di guidare la nazione attraverso la violenza e la prevaricazione. Consegue il diploma di maestro nel 1940, pochi giorni prima dell’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, e già nella sua prima docenza, a Mairano, viene guardato a vista dai superiori, che temono il suo metodo educativo innovativo ed estraneo alle teorie scolastiche fasciste. Solo due anni dopo, superato con un ottimo punteggio il concorso magistrale a Venezia, si trasferisce alla scuola di Nave.

Fig. 1 Lino Monchieri a Travagliato il 19 febbraio 1995 (ASE, Fondo Lino Monchieri, s. 2, fasc. 16 “Fotografie”)

L’anno 1940 è estremamente importante anche per un altro motivo: Lino entra in contatto con l’Editrice La Scuola, instaurando una collaborazione a lungo termine con il gruppo di lavoro che gravita intorno ad essa: in particolare conosce la carismatica figura di Vittorino Chizzolini (fig. 2), una guida spirituale, oltre che uno stimato esperto di pedagogia. Da qui la sua evidente presenza nel Fondo La Scuola, conservato presso l’Archivio per la Storia dell’Educazione in Italia (ASE). Dalla successiva esperienza bellica, caratterizzata da una lunga prigionia in un lager tedesco, deriva, invece, la sua produzione saggistica contenuta nel fondo bibliografico dell’Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’Età contemporanea (AREC), preziosa testimonianza per ricostruire la tragica situazione in cui si trovarono migliaia di italiani internati. Ma, consultando i cataloghi elettronici dell’Università Cattolica, è chiaro come la sua presenza sia costante anche in diversi altri fondi legati a vario titolo all’ambito bresciano, a testimonianza dell’importanza di Lino Monchieri come intellettuale e uomo di cultura: per esempio alcune opere sono nel Fondo Minelli, tra le quali Via Crucis dei lager (1992).

Fig. 2 Lettera di Vittorino Chizzolini a Lino Monchieri (ASE, Fondo Lino Monchieri, s. 4, fasc. 43 “Corrispondenza”)

Tra le pubblicazioni per la casa editrice bresciana, naturalmente presenti nel Fondo La Scuola e nel Fondo Monchieri, si trovano principalmente i testi che l’autore dedicò all’infanzia, ai giovani e al mondo educativo. Tra i libri scolastici, si segnalano le antologie per la scuola elementare Acque chiare (1955-1956, con Mario Comassi), Liete stagioni (1961, con la moglie Lina Tridenti) e Giorni e giorni (1967). Per quanto concerne la narrativa, all’interno di una copiosa produzione vanno ricordati i romanzi per ragazzi Gli avventurieri dell’Uranio (1959), Ragazzi d’Ungheria (1962, fig. 3) e il fortunato Buongiorno Europa (1968, fig. 4); a questi si aggiungono raccolte di storie brevi – come Favole antiche sempre nuove (1967) e Le favole del lupo e della volpe (1967) – e libri di divulgazione storica, in particolare Brenno racconta (1959), dedicato al secondo conflitto mondiale.

I due fondi, Monchieri e La Scuola, sono uniti non solo nella sezione bibliografica, ma anche in quella archivistica. Il primo, nella Serie 4 (formata da due sottoserie: Collane e volumi e Riviste), contiene le carte relative all’attività del maestro in collaborazione con la casa editrice, proseguita ininterrottamente dal Dopoguerra fino agli ultimi anni di vita (fig. 5 e 6). Il secondo, in corso di inventariazione, contiene nei faldoni della Corrispondenza autori le tracce dei rapporti epistolari con la redazione, preziosa testimonianza del legame di Monchieri con l’officina editoriale La Scuola.

Il già citato fondo bibliografico dell’AREC contiene soprattutto i testi di ambito storico dell’autore, sempre impegnato a far conoscere alle nuove generazioni gli orrori della guerra e dell’internamento, da lui patiti in prima persona. In proposito, la sua opera più nota è il Diario della prigionia (1943-1945), più volte ripubblicato dalla prima edizione per il periodico “La voce del popolo” (1969, fig. 7) alla più recente per Morcelliana Scholé (2023, fig. 8), passando per le Edizioni del Laboratorio (1985) e le Edizioni ANEI (1995 e 1999). Molto importanti sono anche il saggio Resistenza (1983), scritto a quattro mani con la moglie, e la raccolta Cara mamma… 94 lettere dai lager di prigionia (II ed. 1994). Non mancano significativi contributi in forma più breve, destinati a una più ampia diffusione, come Dimenticare? Mai! (1994?), I giorni del Littorio (1997) e Altri giorni del Littorio (1998). Nel patrimonio dell’AREC si segnala, infine, il suo contributo al volume 8 settembre 1943: fatti, documenti, testimonianze (1984), a cura della Fondazione Clementina Calzari Trebeschi, nel quale Monchieri scrive insieme ad altri nomi noti dell’antifascismo bresciano.

Francesco Bonazzoli