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Brescia-Feltre, andata e ritorno!

La Biblioteca di Storia delle Scienze «Carlo Viganò» possiede, con la collocazione FA 5 A 29, una copia dei Chronica de rebus Brixianorum, di Elia Capriolo, stampata a Brescia da Arundo de Arundi, molto probabilmente nel 1505 (Edit 16 on-line CNCE 9279). Si tratta di un’importante “Storia di Brescia”, narrata in dodici libri, dalle sue origini fino al 1500. Una summa di storie, leggende, antichità e tradizioni offerte «al senato e al popolo bresciano» dall’autore, umanista locale di assoluto rilievo, che godeva di stima e ammirazione dei contemporanei suoi pari: Battista Mantovano, Aldo Manuzio, Cristoforo Barzizza, Giovanni Francesco Boccardo (Pylade) e Giovanni Taverio.

L’edizione, nel complesso pregevole, è arricchita dalla presenza di una carta del territorio bresciano (Brixiae et acri geographia) di tipo prospettico (Figura 1): della zona, la prima a stampa conosciuta. Essa suggerisce il predominio sul contado del complesso urbano bresciano di chiese, mura, monasteri e torri.

Figura 1
Carta prospettica del territorio bresciano, E. Capriolo, Chronica de rebus Brixianorum, Brescia, Arundo de Arundi, [1505], Brescia, Biblioteca Viganò, FA 5 A 29, tavola

La cinquecentina della Biblioteca Viganò esibisce alcune particolarità che la rendono oggetto di interesse. La prima è la presenza, nella sguardia anteriore, di due ex libris adesivi (Figura 2): quello solito dell’ingegner Carlo Viganò e quello rappresentato da un monogramma con le lettere ULG, sigla che non ha trovato scioglimento né riconoscimento nel catalogo della Biblioteca. Si tratta dell’ex libris di Giacinto Ubaldo Lanfranchi, illuminato imprenditore originario di Palazzolo sull’Oglio (Bs), raffinato bibliofilo e collezionista di edizioni, anche nel suo caso con preferenza per quelle di argomento scientifico e tecnico. Edizioni prevalentemente bresciane, soprattutto quelle uscite dai torchi degli stampatori Britannico, suoi conterranei. Di tutto il patrimonio della Viganò, questo è l’unico volume che possiede l’ex libris Lanfranchi e, benché non sia dato sapere in che circostanze sia avvenuta la sua acquisizione, non è forse affascinante immaginare un incontro e un dono, uno scambio, una vendita, intercorsi tra questi due “giganti” del collezionismo librario bresciano?

La seconda particolarità è la presenza di un altro ex libris, questa volta più antico e manoscritto, posto nel recto della prima carta (Figura 3), inserito in una xilografia che raffigura un basamento/altare romano, sul quale è celebrato lo stemma con il leone rampante (affiancato da putti e urne fiammeggianti), simbolo della città di Brescia. Nella fascia superiore del coronamento del monumento, con inchiostro bruno e grafia a tratti indecisa, è vergato: «Ex libris Danielis Tomitanis, Aurelii filij». Si tratta Daniele (o Daniello) Tomitano (1588-1658), nobile ed erudito feltrino, consanguineo del beato Bernardino da Feltre (1439-1494), ritenuto da molti il primo “storico” della città veneta. Insaziabile collezionista di opere d’arte antica, appassionato di archeologia e di epigrafia (in un altro ex libris si definiva «amatore dell’antichità», cfr. Lovere, Biblioteca Accademia Tadini, ATL G.III.20: Discorso di M. Sebastiano Erizzo, sopra le medaglie antiche, Venezia, Bottega Valgrisiana, 1559 Edit 16 on-line CNCE 18273), ancora oggi è considerato un riferimento imprescindibile per la storiografia locale. Che si tratti proprio di questo persona è immediatamente verificabile grazie alla specificazione presente nell’ex libris, ovvero “figlio di Aurelio”, indicazione che compare anche nel titolo dell’unica opera del Tomitano giunta a noi completa, conservata nel ms. conv. 62 della biblioteca comunale Planettiana di Jesi: Marmi con inscrittioni antique della città di Feltre, raccolte da Daniel Tomitano, fu del nobile Signor Aurelio… Di recente il manoscritto è stato oggetto di trascrizione e a breve ne sarà pubblicata un’edizione critica, nell’ambito di un progetto culturale promosso dal comune di Feltre in collaborazione con l’Associazione Famiglia Feltrina e altri enti locali e non.

Considerato il carattere quasi antiquario dei Chronica del Capriolo, non stupisce affatto l’interesse del Tomitano per questa edizione, senza dubbio affascinato da una storia cittadina così ricca di informazioni, aneddoti e particolari. Per tali motivi, forse, l’acquisizione del volume.

Per concludere, un’ultima suggestione: se la copia della Viganò fosse stata patrimonio della famiglia Tomitano da più generazioni, troverebbe giustificazione lo slancio di un anonimo postillatore che in apertura del testo del Capriolo, a c. A1r, in corrispondenza della citazione ciceroniana (dall’orazione Pro Archia poeta x, 24):

«Quare Alexandrum magnum macedone(m) ubi ad Achillis sepulchrum venisset, graviter ingemiscentem dixisse aiu(n)t. O felicem iuvenem qui virtutum tuarum talem reperisti præconem»

riconosceva immediatamente la fonte, nella forma utilizzata, in Petrarca Rerum vulgarium fragmenta 187, appuntando nel margine laterale destro:

«Petrarcha. / Giunto Alessandro a la famosa / tomba / Del forte Achille sospirando / disse / O fortunato et si chiara / tomba / Trovasti che di te si alto / scrisse» (Figura 4)

Figura 4
Nota manoscritta di anonimo, Capriolo, Chronica…, Brescia, Biblioteca Viganò, FA 5 A 29, c. A1r.

Ai Tomitano appartenne infatti anche un Bernardino (1517-1576), filosofo, critico letterario e poeta, amico di Bembo, Speroni, Sadoleto e Giovio, autore di diversi trattati, tra i quali i Ragionamenti della lingua toscana dove si parla del perfetto oratore, et poeta volgari […], (Venezia, Giovanni de Farri et Fratelli, 1545 – Edit 16 on-line CNCE 39253), in cui proprio Petrarca è assurto a modello di perfezione poetica, a discapito, addirittura, del “Sommo Poeta” Alighieri.

Diego Cancrini