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Per Laura Bianchini (1903-1983)

Redattrice, insegnante, partigiana, madre costituente

Un rinnovato profilo nella conferenza di Daria Gabusi

Premessa

Nel pomeriggio di martedì 8 marzo 2022, non a caso in concomitanza con la giornata internazionale della donna, si è svolto l’incontro dal titolo «Laura Bianchini e i “professorini della Cattolica”». A tenere la lezione (→ Registrazione video) facente parte del ciclo «Origini e sviluppo dell’Università Cattolica: il contributo di alcuni protagonisti della cultura bresciana del Novecento», è stata Daria Gabusi, docente di Storia della pedagogia e delle istituzioni educative presso l’Università “Giustino Fortunato” di Benevento, nonché di Storia della pedagogia e dell’educazione presso la sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Frutto di una rigorosa e appassionata ricerca pluriennale, sviluppatasi con il sistematico ricorso a molteplici fonti bibliografiche e archivistiche fornite anche dall’Archivio per la Storia dell’Educazione in Italia, l’intervento ha conferito nuova luce a una figura forse colpevolmente trascurata in passato. Quella di Laura Bianchini è infatti una personalità fortemente innovativa nel panorama intellettuale e politico dell’Italia del Novecento, all’avanguardia sia dal punto di vista dell’emancipazione da lei impersonata che per la forza e la modernità delle idee propugnate.

La formazione

Eremo di Camaldoli, 1937
Guido Lami, Bianca Morandi, Laura Bianchini, Carolina Ziliani, Mario Bendiscioli e Giovanni Battista Montini

Laura Bianchini nacque a Castenedolo (Brescia) il 23 agosto 1903 e si diplomò maestra nel 1923 presso la scuola normale «Gambara» di Brescia. Si iscrisse quindi all’Istituto superiore di Magistero «Maria Immacolata» di Milano dell’Università Cattolica. Il 21 giugno 1928 si laureò in Filosofia e quattro anni più tardi, il 30 giugno 1932, maturò la laurea anche in Pedagogia (con relatore Paolo Rotta).

Seguendo il discorrere puntuale e al tempo stesso coinvolgente della prof.ssa Gabusi scopriamo che il percorso universitario di questa “donna costruitasi da sé” si intreccia a doppio filo con il fiorente associazionismo cattolico di quel periodo. Gioventù Femminile di Azione Cattolica, F.U.C.I. (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), Movimento Laureati Cattolici: sono questi i circoli da cui Laura Bianchini attinge i princìpi ispiratori del contributo da lei dato alla ricostruzione civile, culturale e spirituale del nostro Paese, in opposizione al totalitarismo educatore e ideologico del regime fascista.

In questa stagione, un solido ancoraggio per la formazione personale della Bianchini è rappresentato dall’Oratorio filippino dei padri della Pace, tra le mura del quale incontra figure molto influenti. Rammentiamo i nomi di padre Giulio Bevilacqua, divulgatore di tesi sul fascismo come ‘religione politica’, nonché del pensiero del filosofo francese Jacques Maritain sulla ‘crisi di civiltà’, e padre Paolo Caresana, che risulterà fondamentale per la scelta della militanza di impronta antifascista della Bianchini. In questo ambiente si corrobora infatti la sua opposizione al regime, che passa da un mite ‘afascismo’ a una ben più pronunciata battaglia frontale, fatta di ferventi idee e altrettanto decise azioni, con la prospettiva di formare personalità critiche che avessero voce in capitolo nella lotta antitotalitaria. Frequenti e proficui sono anche i contatti con Sergio Paronetto e padre Carlo Manziana, esponenti di spicco della F.U.C.I.

La collaborazione con le editrici bresciane e l’insegnamento

Sul fronte lavorativo, Laura Bianchini collabora a vario titolo con l’editrice La Scuola (redattrice della rivista «Scuola italiana moderna» e autrice di libri di testo sia per la scuola elementare come per la scuola media, → Catalogo storico 1904-2004, voci 0603, 0686, 0917, 1025) e con la Morcelliana dal 1934, per la quale si impegna come traduttrice dal francese e consulente editoriale (→ Catalogo storico 1925-2005, voci 184, 277).

Nel frattempo, a partire dalla fine degli anni Trenta, si dedica all’insegnamento dapprima come maestra elementare, poi come docente di filosofia e storia presso il liceo classico Arnaldo e presso l’istituto magistrale V. Gambara (del quale divenne anche preside) negli anni 1941-1943.

Dotata di un notevole e non scontato senso autocritico, dice, all’interno di una corrispondenza familiare: “dove non arrivo con lo studio, cerco di arrivare con la riflessione e la preghiera, unite alla mia capacità critica”. Sono doti queste che, insieme al notevole spirito di iniziativa e alla scrupolosa preparazione, le permettono di rendersi protagonista all’interno di numerosi contesti di rilievo.

La stagione resistenziale

Lettera di Emiliano Rinaldini (→ scheda) a Laura Bianchini del 5 marzo 1944 – Trascrizione redatta da Dario Morelli (Raccolte Storiche, AREC, Fondo Dario Morelli, Busta 54, Fascolo 1)

Uno di questi è senz’altro quello della Resistenza, capitolo centrale del percorso umano della Bianchini.

La sua stagione resistenziale si colloca lungo l’intero triennio ’43-’45, adesione che la coinvolge profondamente sia come persona che come cittadina appartenente al tessuto civile e politico del suo tempo.

Il primo grande passo è quello di ospitare in casa propria le riunioni del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) bresciano, oltre che la tipografia del giornale clandestino «Brescia libera».

Il passaggio successivo si concretizza nell’adesione alle formazioni partigiane apartitiche “Fiamme Verdi”. La sua netta presa di posizione e il suo coinvolgimento non passano però inosservati: a causa del mandato di cattura spiccato contro di lei è infatti costretta a rifugiarsi a Milano, presso l’istituto Palazzolo delle suore poverelle. Il suo impegno non viene certo a mancare: sotto pseudonimi pubblica infatti numerosi articoli sul giornale clandestino delle Fiamme Verdi «il ribelle» e assiste perseguitati politici ed ebrei che cercavano di fuggire in Svizzera.

Principi: Libertà
Articolo di Laura Bianchini (Don Chisciotte) su il ribelle del 10 giugno 1944

Nel testo dei suoi interventi non è soltanto il regime fascista a essere contestato, ma l’intero impianto etico-morale che lo sostiene, con la chiara ambizione di una radicale riforma degli spiriti e delle menti.

L’impegno per una ricostruzione politico-sociale sottintende infatti una ancora più urgente necessità di educazione ai valori spirituali cristiani e soprattutto alla pace, là dove non prevalgono altro che disgregazione e odio.

Per questo gli editoriali pubblicati sotto pseudonimo (Don Chisciotte, Penelope, Battista) sono sostenuti da un particolare fervore, segnale di un programma educativo rivoluzionario mirato a prevenire una futura rinascita del fascismo, identificando nell’uomo la radice del male.

Non solo, un altro elemento imprescindibile per un rinnovamento sociale risiede nella revisione del sistema economico fondato sul capitalismo, portatore sia di ingiustizie  sia di contrapposizioni e identificato come elemento che turba la pace in quanto ostacola un’autentica giustizia sociale.

L’impegno politico e culturale per la ricostruzione del Paese

Laura Bianchini nel 1946

Un nuovo capitolo si inaugura nel 1945, a seguito della nomina alla Consulta nazionale in quota Democrazia Cristiana del CLN, con il trasferimento a Roma in via della Chiesa Nuova, presso due parrocchiane, le sorelle Portoghesi.

Alla Consulta nazionale, Commissione Istruzione e Belle Arti, rivestì il ruolo di Segretaria, con alla Presidenza Concetto Marchesi. Qui intervenne in difesa della sopravvivenza della facoltà di Scienze politiche presso L’Università Cattolica milanese, corso di laurea che la riforma post-regime voleva sopprimere (→ Resoconto sommario della seduta n. 4 del 14 gennaio 1946). È proprio nella capitale, durante gli incontri di Casa Padovani, organizzati da Umberto Padovani nella propria abitazione, che stringe rapporti con i cosiddetti “Professorini della Cattolica”, ovvero Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani e Giorgio La Pira.

Casa Padovani diventerà così fulcro di intense attività politiche e intellettuali, grazie anche alla presenza di Angela Gotelli e altri membri della “Comunità del porcellino”. Laura Bianchini aderisce alla corrente di Dossetti della Democrazia Cristiana e ricopre il ruolo di responsabile per la stampa del Movimento femminile, del quale dirige per qualche tempo il periodico «Azione femminile».

Il 2 giugno del 1946 è una data storica: Laura Bianchini è una delle ventuno donne elette a far parte dei 556 deputati dell’Assemblea Costituente.

La Comunità del porcellino. Pranzo alla Chiesa Nuova, 1946. Da sinistra a destra: Achille Ardigò, Giorgio La Pira, Laura Bianchini e Giuseppe Glisenti

Alla Costituente, fu naturale per Bianchini – che aderì sia all’associazione «Civitas humana» sia alla rivista «Cronache sociali» – collocarsi nella corrente cristiano sociale di Dossetti, che cercava di impegnare la DC nella costruzione di una democrazia sostanziale, radicata nell’antifascismo e nell’impegno sociale, capace di superare i limiti della stagione liberale. Significativi alcuni discorsi in Assemblea generale, dove interviene forte delle sue solide competenze scolastiche e pedagogiche a sostegno della libertà e del pluralismo della scuola (a titolo esemplificativo: → processi verbali degli interventi nel corso della seduta XCVIII del 21 aprile 1947, l’intervento suo più famoso, e della seduta CVI del 30 aprile 1947).

In questo periodo rinsalda anche i rapporti “bresciani” con Vittorino Chizzolini, Fausto Minelli e Mario Bendiscioli; collabora con numerose riviste, in particolare «Humanitas» (tutt’oggi edita dalla editrice Morcelliana), «Scuola e Vita» (dell’editrice La Scuola) e, come già detto, «Cronache sociali». Con le elezioni del 1948 entra nel primo Parlamento repubblicano, all’interno del quale ricopre diverse cariche legate alla Pubblica Istruzione facendo parte della Commissione Istruzione della Camera dei Deputati.

Il ritorno all’insegnamento

Restano tuttora ignote, e rappresentano dunque un punto d’interesse per future ricerche, le motivazioni che hanno spinto la DC bresciana (“inopinatamente e senza adeguata motivazione“, nel giudizio di Fabiano De Zan) a non ricandidarla più per il Parlamento nazionale a partire dal 1953: decisione questa definita oltraggiosa da Daria Gabusi, che ha ribadito di voler approfondire la vicenda cercando ulteriore documentazione proveniente da fonti accreditate ed ha nel contempo auspicato la prosecuzione degli studi sull’insegnante bresciana. Esclusa dunque in malo modo dalla vita politica, Laura Bianchini torna, pur profondamente amareggiata ma senza polemiche pubbliche, all’insegnamento della storia e della filosofia presso il liceo Virgilio di Roma. La stessa città eterna la vedrà spegnersi il 27 settembre del 1983 all’età di 80 anni.

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Giuseppe Cosio