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Dino Buzzati e I Miracoli di Val Morel

“Cosciente, Buzzati è un tale cretino che non si accorge nemmeno di essere, da incosciente, un genio. E che fra tanti miracoli Santa Rita compia anche quello di lasciarlo com’è”. 

A dir poco perentorio l’appello rivolto da Indro Montanelli all’amico Dino Buzzati: termina così la prefazione all’opera ‘I Miracoli di Val Morel’ (1971), una raccolta istoriata di trentanove tavolette ex-voto dipinte e spiegate dall’autore bellunese, in un barocco e affascinante pot-pourri di fiabe e leggende. Quella di Montanelli è senz’altro un’incursione affettuosa, alla cui radice si cela però un ammonimento sincero. Lui vorrebbe tanto che Buzzati si lasciasse andare, si rendesse finalmente conto di quanto la sua incoscienza creativa sia il carburante perfetto per fare da innesco al suo talento. È proprio quando lo fa per gioco che l’autore plasma i racconti più vividi, unendo le forme espressive più disparate e rivolgendosi allo spettatore del suo teatro d’avanguardia con la massima schiettezza. 

Sono le atmosfere fiabesche e, al contempo, sottilmente grottesche in cui si avverano i ‘miracoli’ descritti che gli permettono di costruire un contesto mitologico nostrano: le vicende, infatti, sono spesso ambientate nelle zone care all’autore, i paeselli e gli scorci rurali della Val Morel, in provincia di Belluno. Il microsantuario stesso che ospita l’icona di Santa Rita da Cascia, la benefattrice protagonista dei miracoli buzzatiani, è collocato nella campagna che precede il comune di Limana, lungo un impervio sentiero che s’inerpica su per il Col Visentin. 

Dalla mente del Buzzati escono così personaggi popolari, gente qualunque che porta un cognome tipico del posto, quasi si tratti di allegorici Everymen in bilico tra vizi e virtù: la Serafina Dal Pont assalita dal Gatto Mammone; Trot Andreina rapita dal demonio in groppa a un caprone; il podere del povero Bepi Somacal minacciato da una fitta nube di bisce; il vizio del bere che attanaglia Natale Da Ronc, così dedito all’alcol da farsi costruire un’enorme bottiglia alla quale attingere tramite un sistema di carrucole e secchielli. Il tratto distintivo che accomuna le trentanove storielle è l’iperbolica entità delle situazioni che la santa si trova a fronteggiare, a metà tra quotidianità e fantascienza. Buzzati stesso indugia a sua volta sulla bizzarria delle circostanze, adducendo spiegazioni verosimili a fenomeni inspiegabili e donando una patina di realtà alle funamboliche soluzioni ideate dalla Santa per risolvere gli inghippi. 

L’autore, nelle vesti di moderno rapsodo, riesce nell’ardita impresa di cucire ad arte una serie di episodi tra loro distanti, facendo sì che le storie popolari assurgano allo status di epos, pur conservando un sottotesto intriso di sarcasmo e di compiaciuto gusto per l’esagerazione. 

L’opera, situata a chiusura della parabola artistica di Buzzati, si regge sulla componente visuale (rappresentata dalle tavolette ex-voto da lui stesso dipinte), a continuazione di un filone di pubblicazioni caratterizzate da contesti narrativi misti: ‘La famosa invasione degli orsi in Sicilia’ (1945) e ‘Poema a fumetti’ (1969), per citare i più famosi, giocano sul binomio scrittura-disegno, mezzo privilegiato di coinvolgimento del lettore, che viene irretito dalle immagini e invogliato a indagare oltre. Persino le bozze delle sue opere d’esordio, ovvero ‘Bàrnabo delle montagne’ (1933) e ‘Il Segreto del Bosco Vecchio’ (1935), erano colme di illustrazioni, poi rimosse dagli editori prima della pubblicazione per il timore che sminuissero il valore dell’opera agli occhi del pubblico. 

D’altronde, Buzzati stesso rifletteva così: “Il fatto è questo: io mi trovo vittima di un crudele equivoco. Sono un pittore il quale, per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. Il mondo invece crede che sia viceversa e le mie pitture non le ‘può’ prendere sul serio”. 

La copia de I Miracoli di Val Morel conservata presso la Biblioteca P. Ottorino Marcolini è una prima edizione dal notevole valore collezionistico, giunta presso il nostro istituto nel 1972, anno della scomparsa dell’autore. L’opera è stata pubblicata nel novembre del 1971 a Milano da Aldo Garzanti Editore, per gentile concessione della Galleria d’arte Cortina. Il libro è una versione rivisitata e ampliata del catalogo della mostra Miracoli inediti di una santa, commissionata da Renato Cardazzo, amico di Buzzati, per inaugurare la galleria Naviglio-Venezia. 

Giuseppe Cosio