Le “carte tartagliane” di Vincenzo Tonni Bazza: nuova acquisizione per le “Raccolte Storiche”
La figura di Niccolò Tartaglia (1499-1557), a partire dalla sua riscoperta tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, è stata lungamente dibattuta, anche, o forse soprattutto, in relazione ai suoi meriti e alla sua fama, nel tentativo di capire quanto questa fosse giustificata e in che termini. Molto poco si conosceva, dal punto di vista storico, sul matematico bresciano, fino a quando, nel 1881, Baldassarre Boncompagni (1821-1894) non scovò, nell’Archivio di Stato di Venezia, il suo testamento, documento importantissimo per la quantità e la qualità delle informazioni che contiene, a partire dall’indicazione del presunto cognome Fontana che il Tartaglia forse portava. Da questo ritrovamento in poi, l’interesse nei confronti del Tartaglia, tra gli storici della matematica e della scienza, crebbe, in Italia come all’estero, e numerosi studi si concentrarono sul matematico, sulle rocambolesche vicende che lo riguardarono, e, molto, sulle sue opere.
La riscoperta di Niccolò Tartaglia non fu però un processo lineare e tuttavia, in Italia, la sua figura fu meglio compresa e più apprezzata, soprattutto, ça va sans dire, in ambiente bresciano. Già nel 1822, quando l’ingegnere Rodolfo Vantini (1792-1856) progettò l’Arco del Granarolo, poderosa struttura che funge ancora oggi da collettore coperto tra via X giornate e via Giulio Bevilacqua, inserendosi perfettamente nell’architettura dei portici che, alla fine del XVI secolo, l’architetto orceano Pietro Maria Bagnadore (1550-1627) aveva realizzato per sostituire le cadenti case in legno che si erano, nel tempo, addossate alla vecchia cinta muraria della città, si decise di affidare allo scultore rezzatese Giovanni Fantoni la realizzazione di quattro tondi posti a ornamento delle due arcate, raffiguranti le effigie di quattro personaggi bresciani illustri, uno dei quali fu proprio Niccolò Tartaglia. Nel 1878 fu poi posta, per decreto municipale, una lapide a fianco dell’ingresso del Duomo Vecchio, a ricordo dei sanguinosi eventi che il povero Tartaglia, solo tredicenne, subì 19 febbraio 1512, durante il sacco di Brescia e che profondamente lo segnarono nel corpo e nello spirito, determinando addirittura la nascita del soprannome con il quale fu universalmente conosciuto. La lapide recita:
Qui, scampato agli eccidii del 1512, un povero fanciullo ferito alle labbra ebbe indi nome dalla impedita favella. Quel nome è Tartaglia, glorioso nella scienza dei numeri
Immediatamente dopo il ritrovamento del Boncompagni, nel 1883, gli fu dedicato, grazie all’accordo che si costituì fra l’Ateneo, il Consiglio Provinciale e il Comune, l’Istituto Tecnico per ragionieri e geometri, avviato tra il 1860 e il 1862 che ancora oggi porta il suo nome. Nel 1894, inoltre, fu dato il suo nome a una delle più importanti strade della città: la strada di Circonvallazione (oggi appunto via Nicolò Tartaglia), grossa via che percorreva esternamente le mura e la fossa del torrente Garza (nella porzione tra le attuali via Pastrengo e piazzale Garibaldi). Infine, l’Ateneo, verso il concludersi del XIX secolo, iniziò a pensare alla realizzazione di un monumento in suo onore da collocare nel centro storico.
Una figura, in particolare, ricoprì un ruolo importantissimo nella riscoperta e nella valorizzazione di Niccolò Tartaglia, ovvero l’ingegnere valsabbino, originario di Gazzane, una piccola frazione del comune di Roè Volciano, Vincenzo Tonni Bazza (1878-1920). Grande amico e “lobbista” di Giuseppe Zanardelli (1826-1903), fu imprenditore e, a Roma, intermediario tra le più importanti industrie italiane e i Ministeri, interessandosi anche di istituzioni economiche e culturali, enti e associazioni e seguendo con attenzione e intelligenza la vita politica italiana, con un occhio sempre volto alla sua città natale. Basti pensare che fu suo gran parte del “merito” se per l’Altare della Patria a Roma fu scelto il marmo di Botticino, fornito dalle aziende bresciane Lombardi e Gaffuri Massardi. Verso Brescia era rivolta inoltre la sua passione per la storia, con giustificata predilezione per i personaggi che avevano reso grande la città nel campo delle scienze e delle matematiche, in particolare, dunque, verso Niccolò Tartaglia e Benedetto Castelli (15777/78-1643).
La sua vena di studioso, in questo senso, trovò sfogo nelle numerose pagine stampate tra il 1901 e il 1904, nelle quali pubblicò gli interessanti esiti delle sue ricerche, che gli valsero anche le lodi (con un appunto sulla forma) del grande filologo Alessandro D’Ancona (1835-1914): Cenni biografici di Nicolò Tartaglia (Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1900); Benedetto Castelli e la scuola di Galileo (Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1901, poi Brescia, Apollonio, 1902); Di una lettera inedita di Nicolò Tartaglia (Roma, Tipografia dell’Accademia dei Lincei, 1901); Nicolò Tartaglia. Frammenti di nuove ricerche, il Monumento (Brescia, Tipografia della Provincia, 1902); Nicolò Tartaglia (con ritratto e fac-simile del testamento) (Roma, Unione Cooperativa Editrice, 1904, estratto dalla Rivista d’Italia, VII, 6 giugno 1904); Frammenti di nuove ricerche intorno a Nicolò Tartaglia (Roma, Tipografia dell’Accademia dei Lincei, 1904, estratto dagli Atti del Congresso internazionale di Scienze Storiche, XII, s. VIII)
Grazie al recupero sul mercato antiquario di un faldone di documentazione proveniente dall’archivio privato dell’ingegnere bresciano, e al pronto acquisto dello stesso da parte del Centro di Documentazione e Ricerca “Raccolte Storiche” dell’Università Cattolica di Brescia, sarà possibile approfondire il profilo di studioso di Tonni Bazza e analizzare la sua attività di intermediazione, soprattutto culturale, fondamentale per la promozione della figura di Niccolò Tartaglia in Italia e all’estero. I documenti si trovano depositati presso la Biblioteca di Storia delle Scienze «Carlo Viganò». Il faldone era originariamente costituito da tre cartelle rispettivamente intitolate: Tartaglia: studi, ricerche, ecc. ecc.; Tartaglia: Ateneo di Brescia; Benedetto Castelli.
Il materiale si presentava, tuttavia, disordinato, fuoriuscito dalle cartelle all’interno del faldone e, pertanto, è risultato difficile ricostruire l’ordine originale dello stesso. Il contenuto è costituito principalmente da appunti, bozze e rielaborazioni propedeutiche alla pubblicazione degli studi di Tonni Bazza su Tartaglia e su Castelli. Numerose compaiono poi le lettere indirizzate a diverse influenti personalità a lui contemporanee, della politica e del mondo accademico scientifico (presenti in copialettere) e le loro risposte (spesso anche le relative traduzioni). Vi sono poi alcuni opuscoli a stampa e alcuni estratti di pubblicazioni, oltre a materiale antico (alcune lettere e biglietti dal XVI secolo alla prima metà del XIX). Data l’impossibilità di ricostruire con certezza il vincolo archivistico originario, arbitrariamente è stata creata una nuova cartella intitolata Corrispondenza, che raccoglie, in maniera ordinata, tutte le missive inviate e ricevute da Tonni Bazza.
Il materiale è stato oggetto di un primo studio dal titolo “L’unghia del leone e la scintilla del genio”: Vincenzo Tonni Bazza and the rediscovery of Niccolò Tartaglia, pubblicato da chi scrive sulla rivista Galilaeana (XXI/1 – 2024).
Un tesoro tutto da studiare!!!
Diego Cancrini