Ottica in Viganò: d’Aguilon per Rubens o Rubens per d’Aguilon? Una questione di punti di vista!
Uno dei più iconici e preziosi volumi conservati sugli scaffali della Biblioteca di Storia delle Scienze «Carlo Viganò» è senza alcun dubbio il trattato Opticorum libri sex del matematico gesuita François d’Aguilon (1567-1617), pubblicato ad Anversa dagli eredi di Jan Moretus (in particolare dal figlio Balthasar) nel 1613. Si tratta di un importantissimo trattato di ottica (il primo, per esempio, a contenere studi scientifici sulla visione binoculare) che, pur avendo influenzato, per il suo contenuto, grandi scienziati a venire, Christiaan Huygens (1629-1695) per citarne uno, deve la sua notorietà soprattutto ad altro, ovvero al suo magnifico frontespizio e alle incisioni che decorano l’inizio di tutti e sei i libri che lo costituiscono, opere dell’incisore Theodoor Galle (1571-1633), su appositi disegni del maestro fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640), il “padre del Barocco”.
L’esemplare in Viganò (FA 6A 85) è completo e in ottimo stato di conservazione, con una legatura non originale (secolo XVIII) in pelle su piatti di cartone rigido, ricoperti di carta marmorizzata. I tagli sono colorati di rosso. Sul dorso un tassello con autore e titolo e un secondo con un monogramma floreale «DC». Nel frontespizio timbro moderno eraso «Collegio S[…]».
È argomento noto l’amicizia giovanile che legava Rubens a Balthasar Moretus (1574-1641), proprietario della famosa Officina Plantiniana ad Anversa, ereditata dal nonno Christophe Plantin (1520-1589) e dal padre Jan Moretus (1543-1610). E proprio in virtù di questa amicizia, e della profonda stima e ammirazione che Moretus provava nei confronti del sodale, il tipografo si avvalse spesso dell’aiuto di Rubens per disegnare le decorazioni che accompagnavano i volumi pubblicati dalla tipografia, decorazioni che contribuirono a renderli tra i più eleganti prodotti tipografici dell’epoca e a rendere la tipografia tra le più conosciute d’Europa.
Gli Opticorum libri sex di François d’Aguilon stabiliscono tuttavia un primato e testimoniano un interessante rapporto di Rubens con la materia trattata. Stampato nel 1613, approvato dalla censura nel 1611, ma elaborato a partire almeno dal 1606 (data l’imponente mole del trattato), il volume, infatti, sembra essere il primo per il quale Rubens disegnò sia il frontespizio che le vignette decorative; pare inoltre che Rubens insistette molto per collaborare a questo progetto in virtù del suo grande interesse per gli studi sull’ottica e in particolare sulle teorie dei colori.
Numerosi esperti, negli anni, hanno tentato di stabilire se fu Rubens a lasciarsi influenzare dalle teorie di d’Aguilon o se quest’ultimo scrisse il suo trattato ispirato dai dipinti e dal sapiente uso dei colori del Maestro. La questione rimane ancora irrisolta: certo è che in almeno due dipinti di Rubens lo schema dei colori proposto da d’Aguilon è pienamente rispettato: nella Morte di Argo del Wallraf-Richartz Museum di Colonia (1610-11) e nell’Annunciazione del Kunsthistorisches Museum di Vienna (1609).
Diego Cancrini