Cinquant’anni senza Buzzati
In mostra presso la Biblioteca Padre Ottorino Marcolini della sede di Brescia una selezione di testi dello scrittore bellunese che viene celebrato a cinquant’anni dalla scomparsa. Dal 31 maggio al 29 luglio l’esposizione sarà fruibile in Via Trieste 17.
A popolare la vetrina una collezione delle opere principali, che spaziano dal romanzo al racconto, dalla pièce alla cronaca sportiva. Percorrere in ordine cronologico la sua produzione ci permette anche di passare in rassegna le sue passioni più fervide, che, accompagnate a quella preponderante per la scrittura, si sono contaminate a vicenda e hanno dato vita a contesti narrativi misti estremamente innovativi. La molteplicità di interessi che l’autore sviluppa durante la propria vita va di pari passo con l’amicizia fraterna con Arturo Brambilla, con il quale condivide l’amore per la bicicletta, la letteratura, il disegno, la poesia, la pittura e la montagna.
È proprio quest’ultima, la montagna, a essere al centro degli esordi di Buzzati come romanziere: “Bàrnabo delle montagne” (1933) e “Il segreto del Bosco Vecchio” (1935) inaugurano la sua carriera e testimoniano un legame strettissimo con la vita ad alta quota: le estati trascorse nella villa di famiglia di San Pellegrino di Belluno gli permettono infatti di affezionarsi alle Dolomiti, tra passeggiate e arrampicate. La montagna inizia così a rappresentare l’aspirazione verso ciò che sta al di sopra, il desiderio di conquista; a far da contraltare a questa tensione ascensionale c’è però la solitudine che le montagne portano con sé, una solitudine fatta di attese snervanti, di tempo che scorre inesorabile e di abitudini che diventano manie.
Temi questi ricorrenti nella produzione di Buzzati, tanto che il romanzo seguente, nonché suo capolavoro indiscusso, li posiziona al centro della narrazione: “Il deserto dei Tartari” (1940), infatti, cristallizza l’ineluttabilità del tempo, la paura della morte e il senso del dovere, rendendoli dei tòpoi letterari a tutti gli effetti. I sentimenti descritti nell’opera rispecchiano probabilmente quelli provati dall’autore durante il periodo come inviato di guerra in Etiopia per il Corriere della Sera (con il quale aveva iniziato a collaborare il 10 luglio 1928).
Un po’ più in là della tua solitudine, c’è la persona che ami
Dino Buzzati
L’opera successiva, la raccolta “I sette messaggeri” (1942), dà il via alla stagione dei racconti, un terreno fecondo per la produzione di Buzzati, in cui può dar sfogo alla sua arte, fondendo il vero al verosimile, il naturale al soprannaturale. Un’epopea questa che culmina nel 1958, con la pubblicazione di “Sessanta racconti”, antologia che porta l’autore alla vittoria del Premio Strega del medesimo anno. Come non citare poi il leggendario Colombre, chimerico mostro marino dal quale prende il nome nel 1966 la raccolta “Il Colombre e altri cinquanta racconti”.
Risale al 1945 “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, fiaba scritta e illustrata da Buzzati, pubblicata a puntate sul Corriere dei Piccoli (ASE-F- 72 vol. 10): quest’opera è la prima nella quale l’autore mostra al grande pubblico la sua forte propensione per il disegno e la pittura. Molti dei suoi successivi lavori, infatti, mettono in risalto le sue doti di pittore e illustratore: gli esempi più lampanti sono rappresentati da “Poema a fumetti” (1969) e “I miracoli di Val Morel” (1971).
Il primo, antesignano delle graphic novels, ci mostra un Buzzati abile fumettista alle prese con un’interpretazione sui generis del mito di Orfeo ed Euridice; il secondo, pubblicato con prefazione di Indro Montanelli, raccoglie una serie di 37 tavolette ex voto illustrate. Guardando invece al giorno d’oggi, l’attuale edizione Mondadori della collana Oscar classici moderni di “Sessanta racconti” reca in copertina una tela raffigurante il Duomo di Milano, dipinta da Buzzati stesso in occasione di un concorso indetto nel 1952 dal direttore della galleria Apollinaire di Milano, al quale presero parte, tra gli altri, anche Eugenio Montale e Orio Vergani.
Come anticipato, Buzzati nutriva una grande passione anche per la bicicletta: a tal proposito, nel 1981 è stata pubblicata un’antologia postuma di cronache ciclistiche intitolata “Dino Buzzati al Giro d’Italia”, che raccoglie gli articoli redatti dall’autore nel 1949 per documentare le tappe del XXXII Giro. Questo e altri testi a tema ciclistico sono stati oggetto dell’esposizione curata nel 2010 dalla stessa biblioteca di via Trieste, dal titolo “Cannibali, Pirati e Campionissimi”.
Infine, ultime ma non ultime, sono di grande interesse le lettere inviate in gioventù da Buzzati all’amico di una vita, Arturo Brambilla, raccolte nel volume intitolato “Lettere a Brambilla”: carteggi inframmezzati da disegni e geroglifici, testimoniano la fervente immaginazione dell’autore e offrono uno spaccato della sua adolescenza. Oltre alle lettere già pubblicate in tale raccolta, ve ne sono alcune, tuttora inedite, facenti parte del Fondo Ageno Brambilla (“Raccolte Storiche”), le quali potrebbero portare a una futura pubblicazione.
Giuseppe Cosio